Istruzioni per renderci infelici – È il titolo di un libro ma è anche la sintesi, ironica e tragica, di tutti quei comportamenti che mettiamo in atto nel tentativo di risolvere i problemi, ma che in realtà ci creano problemi, come Watzlawick, , Weakland e Fish spiegano molto bene in Change, opera meno divulgativa uscita nel 1974.
Nella ricerca spasmodica e infruttuosa di ricette per trovare la felicità non prendiamo in considerazione che molti dei comportamenti che sono ormai delle nostre abitudini, ci attraggono come un forte magnete verso la cronica insoddisfazione e infelicità.
Andiamo anche alla ricerca della spiegazione dei nostri comportamenti come se scoprire il trucco del rompicapo che ci attanaglia la mente possa essere la soluzione.
Il cambiamento implica necessariamente un comportamento differente, non solo una comprensione di quello strano modo di comprendere la realtà del nostro cervello.
Lo stupore che si legge negli occhi quando si riesce a spiegare il perché di un determinato stato d’animo svanisce ben presto. Con i clienti più scettici basta qualche minuto per ben adattarsi alla spiegazione illuminante e passare subito alla fase successiva. Altre volte è necessario qualche giorno. Ma poi quel “e quindi cosa posso fare?” arriva inesorabile.
La spiegazione necessita di una applicazione concreta che sviluppi un reale cambiamento misurabile.
Non sempre il cambiamento misurabile è il fidanzato che si sta cercando da anni, che talvolta è tra gli obiettivi che si cerca di raggiungere nel percorso di cambiamento. Ma quando le giornate ormai scorrono più serene, piene di impegni e con ritrovata energia arriva il giorno in cui si tirano le somme. Se la nostra vita è migliorata in ogni suo aspetto ma perchè ancora non mi sono fidanzata/o? Tutto il resto perde nuovamente significato e va a confermare a me stessa/o che nulla può veramente cambiare.
Ecco qui un nuovo esempio di come siamo noi stessi che riusciamo a coltivare con cura la nostra infelicità.
Come la storia di quell’uomo (narrata proprio nel libro) che batteva le mani ogni 10 secondi. Alla domanda del perché facesse questo l’uomo rispose: “per scacciare gli elefanti”. “Ma qui non ci sono elefanti”. E l’uomo laconico rispose: “Appunto !!”.
Oppure rimaniamo incagliati al passato, come la moglie di Lot che si trasformò in statua di sale per essersi voltata indietro nonostante l’angelo l’avesse ammonita.
O siamo come l’uomo che cerca la chiave sotto il lampione nonostante l’abbia persa nel vicolo troppo buio. Inutile cercarla lì.
Cercare conferme delle nostre premesse errate invece di osservare la realtà presente e scoprire nuove opportunità di infelicità o di non-infelicità. Incapacità a cogliere le occasioni del presente perché sempre rivolti a cercare di analizzare il passato, nei suoi lati positivi e negativi. Cercare la risposta a cui siamo abituati, quella più facile da raggiungere invece di quella più utile, anche se magari necessita maggiore sforzo.
Facciamo fatica a vedere le correlazioni tra il nostro modo di agire e cosa stiamo vivendo. Non prendiamo in considerazione l’ipotesi che molto spesso siamo noi che andiamo a perpetrare la situazione di infelicità.
Facciamo un esempio: tutti noi sappiamo che fumare provoca gravi danni alla salute eppure non mettiamo in correlazione il nostro accenderci una sigaretta e rischi ad essa correlati (e lo dico mentre mi accendo una sigaretta).
Quante persone hanno smesso di fumare da quando sui pacchetti è comparsa la scritta “il fumo uccide”? Probabilmente nessuna.
Ecco che conoscere le cause (la lettura clinica del nostro malessere) e le conseguenze dei nostri comportamenti e dei modi di pensare sono fattori che non sempre sono sufficienti per far maturare il nostro cambiamento.
Certamente non possiamo non considerare che i problemi che ci attanagliano sono veramente seri e soprattutto dolorosi. Spesso sono scatenati da eventi drammatici.
La stessa serietà dovremmo però riporla nell’analizzare tutta quella serie di comportamenti che ci portano inevitabilmente ad aumentare il peso e la qualità della nostra infelicità, già ben alimentata dagli accadimenti, o non-accadimenti, della nostra vita.
Non possiamo certo dire che siamo i costruttori della nostra infelicità, ma talvolta siamo i suoi migliori alleati.
Il cambiamento è sicuramente un processo complesso che può essere influenzato da molti fattori, che può incontrare grosse resistenze.
Ma quello che è certo è che la formazione dei problemi e il cambiamento (la soluzione dei problemi) riguardano noi.
Il nostro modo di agire e di vedere la situazione ci spinge a percorrere una strada o un’altra.